venerdì 17 maggio 2013

Storie di vita vissuta (da altri però)

Eravamo nel Viet-fottuto-nam: all'improvviso il soldato Mc Namara... ah, no, cazzo... quella è un'altra storia.
Eravamo in fila alle poste; all'improvviso un impiegato divenne istantaneamente (proprio quando sarebbe toccato  a noi) un postino d'assalto e tosto si defilò a espletare il suo cittadino lavoro di consegna lettere/buste/pacchipacchetti porta a porta. Mi rivolsi perciò, un po' perplessamente, devo ammetterlo,  all'impegata dello sportello vicino, domandando gentilmente se avessimo potuto immantinente pagare a lei le bollette (motivo per cui ci trovavamo in quel posto). Domanda alla quale ella prontamente rispose "Morite stronzi; dovete fare la fila come tutti gli altri, poichè invero questo è un altro sportello... fuori dalle palle!"
Vista la di lei garbata risposta ce ne andammo, non prima però di averle elargito un buffetto sul naso a mano chiusa con sostanziosa retrocarica  (il sangue fu cosa puramente collaterale).
Mentre stavamo uscendo da quel ridicolo edificio, una domanda mi si affacciò alla mente: Se un postino postasse un post (su un blog, ad esempio), ove parlasse del posto dove si trova un catalogo di postalmarket, e indicasse come farselo spedire per posta, magari in un postribolo e pagando con un postdatato... poi persi il filo e iniziai a pensare ad altro.
Decidemmo di recarci in un bar lì vicino (parlo al plurale perchè con me c'era il mio amico invisibile Akrodisfirpitulongjugo: che burloni i suoi genitori a chiamarlo così...), ma non c'era nessun bar lì vicino, così imprecai contro la mia incapacità di modellare il mondo secondo i dettami dei miei desideri (all'asilo ci riuscivo) e carcammo un altro bar, entrammo e ci appostammo gagliardi al banco. Ordinai un semplicissimo caffè con mezzo orzo doppio lungo in tazza grande tiepido lievemente macchiato con latte di capra con tanta schiuma solo al centro e una spruzzata di cacao ai lati. La banconiera mi disse di recarmi repente affanculo, al che decidemmo di andarcene da quel posto dall'asimmetrica architettura (in che città visivamente bizzarra eravamo capitati), dopo aver elargito una testata sui denti alla cameriera (un inchino di saluto mal interpretato).
Ci risvegliammo indolenziti, non so quando, in una cella buia; dall'esterno giungevano delle concitate voci in una lingua a noi sconosciuta e il rumore come di un incontro clandestino di Muaitai ... ma questa è un'altra storia.


P.s. Non entrate in un Kebab; a parte chè è troppo piccolo per farci stare una persona intera, poi qualcuno vi mangerebbe!!!

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