mercoledì 14 agosto 2019

Un altro racconto dal fondaccio del cassetto PARTE I

Stavolta un tema nuovo, diverso, fresco, mai sentito; parliamo di zombies (da leggersi come si scrive n.d.a.).

I. Michael
Michael Thutruth si svegliò molto tardi quella mattina, con i postumi della sbronza colossale della sera prima. Fumò una sigaretta ancora prima di alzarsi dal letto con gli occhi che mettevano a stento a fuoco la macchia di muffa sul soffitto della camera, vuotò il fondo del caffè di qualche giorno prima dalla tazza trovata per caso sul comodino, poi diede un lungo sorso di whiskey scadente dalla bottiglia ai piedi del letto e si tirò su, quasi pronto per affrontare un' altra giornata di merda. Pensò che la barba sfatta di tre giorni fosse perfetta per affrontare l'esterno; rispecchiava perfettamente come si sentiva dentro e non ci teneva per un cazzo proprio a dare una qualche immagine diversa di sè al mondo. Mise sul fuoco una nuova moka di caffè e mentre aspettava che venisse su ne approfittò per darsi una lavata veloce e indossare il vestito buono; un paio di jeans logori e una canotta grigia con la stampa a caldo del logo "Star Helix-Ceres station" in bianco sul davanti, le fedeli e logore scarpe da ginnastica col memory foam ai piedi. Sorseggiando il caffè al tavolo della cucina sfogliò sovrappensiero il giornale della settimana precedente, senza neanche leggerlo; i suoi pensieri andavano tutti a quella puttana della sua ex moglie che gli aveva  appena chiesto, tramite l'avvocato ovviamente, un mantenimento di settemila dollari al mese, quell'avida troia. Per fortuna la storia si svolge in Italia e qui c'è l'euro; almeno una buona notizia ogni tanto. Comunque Michael, Mikey per gli amici, quindi Micheal, come dicevamo, uscì dalla porta del suo appartamento al trecentosettantaseiesimo piano del Trump Riport Building, senza sapere, ovviamente, che non vi avrebbe mai più fatto ritorno.

II. I fottutissimi zombies (da leggersi come si scrive n.d.a.)
Fu veramente questione di un solo attimo, un attimo merdoso, e la città intera, ma forse anche il mondo intero, furono totalmente impestati di Apocalisse Zombies  (da leggersi come si scrive n.d.a.). Perchè, percome e perglialtricazzi non ci è dato saperlo, come in ogni buona storia di non-morti che si rispetti (in certe lo spiegano, lo so, ma chissene) ciò che conta è che c'erano cadaveri putrefatti che gironzolavano ovunque assaltando chiunque si parasse loro davanti per mangiargli il cervello, con conseguente diminuzione di popolazione e con il crearsi di pochi gruppi di sopravvissuti isolati dagli altri a tentare di cavarsela in situazioni sempre al limite del fattibile. Molti morivano infatti nel tentativo di sopravvivere; i più per morso di zombie, qualcuno per qualche sfortunato incidente, come capita d'altronde anche nella vita di tutti i giorni. Dall'inizio del contagio a questa situazione apocalittica stabilizzata ci erano voluti circa quaranta giorni; i primi annunci di morti apparenti tornati in vita e divenuti violentissimi, le immagini di esercito e polizia che tentano di arginare folle inferocite di cadaveri aggressivi e sbavanti, le grandi capitali del mondo che vanno a fuoco quale simbolo dell'annientamento della civiltà come la conoscevamo, poi l'interruzione delle comunicazioni mediatiche e il minaccioso silenzio globale interrotto solo dagli UAARGGHHH degli zombies (da leggersi come si scrive n.d.a.).
Questo lasso di tempo comunque era lo stesso che Michael aveva impiegato per arrivare fino al piano terra del suo palazzo (l'ascensore era rotto); in altre parole quando uscì dal suo appartamento il mondo era perfetto (oddio, perfetto...), quando giunse al portone del palazzo tutto era un'immensa onda di merda.

continua...