domenica 23 marzo 2014

Una tipica storia da bar

Era pomeriggio inoltrato da un paio d'ore nella piccola metropoli di Merdgrigr e il piccolo Yukito Niganorakesci (nativo del Molise) stava giocando, come ogni giorno, al biliardino nel pub sotto casa con i soliti "amici da bar": Gianni il Merda, Eustfemio Cazzone; Mario e Lollo, detti "Induenonfannouno" e Capitan Sigaretta.
- Passa in attacco, ma non fare la girella; dai, Merda! -
- No, alza gli attaccanti che ora faccio gol col portiere, vai, vai, cazzo! - E il Merda caricò il colpo e tirò...
purtroppo l'imprevedibile effetto del tiro secco da portiere-a-portiere si rivelò più fatale del previsto; la pallina schizzò alta fuori dal campo da gioco e colpì in piena fronte l' armadio a tre ante che stava sorseggiando sussiegosamente il suo orange-moka-frappuccino al bancone.
- Ora morirete tutti - disse questi alzandosi di scatto e ribaltando per la rabbia tutto il bancone, compreso l'espositore delle cipolline e lo scaffale coi regali di Natale.
La situazione si fece all'improvviso critica: i sei amici con le spalle al muro, davanti a loro il bestione rabido e con non pacifiche intenzioni, la poca altra clientela e il barista se l'erano filata (come sempre); per chiamare le forze dell'ordine e salvare quei poveri ragazzi, direte voi? No; per la semplice paura di morire. Iarisatbl, il barista, era un tipo tanto pauroso che aveva costruito un altro bar un paio di vie più in la e possedeva parecchie identità false per iniziare, al caso, un'altra vita sotto copertura (ma sempre come barista).
L'omone era talmente incazzato come un'ape, che il colorito della sua pelle aveva iniziato a virare verso il verde - verde viola, la sua massa muscolare aveva preso a gonfiarsi tanto da strappargli la maglietta e rivelare una struttura micidialmente massiccia e il tipico tatuaggio sul pettorale destro col cuore trafitto da una freccia e la scritta "I love Risi et Bisi" (il tutto disegnato malissimo, tra l'altro). Era divenuto alto più di tre metri e stava continuando a crescere, mentre avanzava verso i poveri disgraziati distruggendo tutto ciò che trovava in mezzo. Fu proprio questa la salvezza dei sei inetti; mentre stavano con le spalle al muro (o, per dirla giusta, al cesso delle donne, chiuso a chiave, con la chiave in tasca al camaleontico barista) e la montagna umana era a pochi cm da loro, crebbe un po' troppo e si ruppe il collo sul soffitto.
La partita potè venir conclusa; il barista non dovette per il momento bruciarsi una delle sette identità false che gli restavano, e il gruppo dei sei fancazzisti da quella volta venne riconosciuto col nome Dievengers, perchè l'energumeno che avevano per così dire sconfitto, si era rivelato poi essere un supercriminale ricercato in tutto il mondo (immaginario del mio gatto).

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